mercoledì 11 settembre 2013

LA NOSTRA SALUTE E' IN BILICO TRA MEDICINA PREDITTIVA E FITOTERAPIA

Viviamo in un'epoca in cui la qualità e la durata della vita sono migliorate notevolmente rispetto ai secoli scorsi. Questo sicuramente è frutto della migliore alimentazione e del progredire della scienza medica e della tecnologia. Però nella nostra società si tende a medicalizzare ogni aspetto della vita sentendosi ammalati anche quando non lo si è realmente. Un tempo molte esperienze fisiche ed emotive spiacevoli erano considerate normali e non etichettate come malattie vere e proprie. Si nasceva e moriva a casa, se si era tristi non necessariamente si doveva essere depressi e non tutti i bambini che avevano difficoltà di lettura erano dislessici.
Oggi, a differenza dei tempi passati, la medicina non è soltanto curativa ma è anche preventiva. Attualmente grazie agli screening genetici è possibile conoscere il rischio di sviluppare un determinato tipo di carcinoma, questo metodo diagnostico che si basa sullo studio del DNA, ha creato un nuovo tipo di medicina, detta predittiva, che se da un lato costituisce il raggiungimento di un importante traguardo dall'altro espone al rischio di una eccessiva medicalizzazione. Inoltre, allo stato attuale, la medicina predittiva è una medicina di elite alla quale accedono star come Angelina Jolie e non tutti i cittadini assistiti dal sistema sanitario nazionale.
In una situazione in cui facilmente si viene etichettati come pazienti e si fanno progressi che non sono per tutti, non è infrequente sentirsi infelici, vulnerabili ed ansiosi, è probabile che ci si senta malati anche quando realmente non lo si è. E' fondamentale allora saper distinguere tra disturbi importanti e sintomi lievi e transitori. Occorre trovare il giusto equilibrio tra il ricorso alla scienza medica , l'accettazione di alcune situazioni, anche se spiacevoli o dolorose, e l'automedicazione che per molti è sinonimo, oltre che di farmaci da banco, di fitoterapia.
Fin dalla preistoria l'uomo ha capito che la natura è fonte di sostanze con proprietà curative. I primi usi veri e propri dei principi curativi naturali si fanno risalire a 10000 anni fa quando le cure avvenivano in maniera empirica e si praticavano attraverso rituali mistici e religiosi. E' con la cultura greca che la secolarizzazione della medicina ha il suo culmine e si elimina il legame profondo tra utilizzo di sostanze curative e religione. Teofrasto, filosofo presocratico e successore di Aristotele, scrive il primo trattato di botanica farmaceutica ed è Ippocrate (460-377 a.C.) a classificare circa 300 tipi di piante medicinali consigliandone il modo d'impiego e influenzando tutto il mondo romano ed il medio evo. Con la caduta dell'impero romano la conoscenza della fitoterapia viene conservata nei monasteri e, parallelamente, si sviluppa nel mondo arabo, dove nasce l'alchimia che precede la chimica moderna. Nel 1500 Paracelsio affronta studi di chimica concentrandosi sui principi attivi delle piante. Attualmente la fitoterapia è considerata una medicina alternativa o complementare nella maggior parte degli stati membri della UE e negli Stati Uniti, anche se alcune piante sono riconosciute ed utilizzate anche nella medicina scientifica tradizionale. Normativamente i fitoterapici hanno molte diverse collocazioni, secondo la finalità d'uso, la modalità di registrazione e di immissione in commercio, di conseguenza i prodotti vegetali possono seguire la normativa del farmaco o quella dell'integratore. La normativa 2004/24/CE norma quei prodotti che hanno in Europa una lunga tradizione di utilizzo e su cui si hanno sufficienti dati di efficacia e sicurezza; tale norma permette la registrazione semplificata di farmaci vegetali tradizionali.

Non è facile essere oggettivi nella valutazione dei sintomi, il rischio è di eccedere nel ricorso alla scienza medica o di avventurarsi nell'automedicazione senza essere pienamente consapevoli del fatto che anche i principi contenuti nelle piante, come i farmaci, hanno le loro controindicazioni. Alcune regole generali possono essere d'aiuto: dei sintomi occorre sempre valutare l'intensità e la durata, occorre riuscire a mantenere una certa serenità e riflettere sulla possibilità di aver già esperito una situazione dello stesso genere, bisogna distinguere se ciò che si prova fa parte delle comuni, anche se spiacevoli, esperienze di vita o se si tratta di una effettiva patologia. La medicina oggi può molto ma non deve farci sentire ammalati se non lo siamo.