martedì 4 giugno 2013

LA SALUTE NON E' UN LUSSO NEANCHE IN TEMPO DI CRISI


Il deterioramento delle prospettive economiche globali in alcuni paesi sta aumentando la preoccupazione per gli effetti che la crisi economica sta avendo sulla salute delle persone.
La crisi che interessa molti paesi europei è aggravata, per quanto concerne la sua ricaduta sulla salute, da altri fattori quali: una popolazione sempre più anziana, stili di vita malsani, aumento dei costi di assistenza sanitaria e politiche di salute pubblica più portate a fornire servizi per le patologie acute piuttosto che per quelle croniche.
In Italia la legge ha stabilito, fatta eccezione per chi usufruisce di esenzione per reddito o patologia, che per le prestazioni sanitarie occorre pagare un tiket che per gli esami diagnostici può raggiungere i 46 euro. Quindi, quando non si rientra nel buget familiare, la visita dallo specialista o l'esame diagnostico può aspettare. Questo meccanismo sta modificando l'atteggiamento degli utenti nei confronti del Sistema Sanitario e più in generale della salute. I cittadini rinunciano a prevenire le malattie e a volte addirittura a curarsi, a causa dei costi difficili da recuperare. Oppure cercano strade alternative, come ad esempio la visita in pronto soccorso, nella speranza di un accesso immediato a prestazioni, terapie ed esami diagnostici, scavalcando la trafila dei tempi di attesa e nella speranza di risparmiare.
Oltre al ridotto potere di spesa in servizi sanitari ci sono altri fattori da prendere in considerazione che sono legati alla crisi economica ed hanno riflessi negativi sulla salute, tra questi un aumento del consumo di cibi di ridotta qualità, ricchi in grassi, zuccheri, sodio e poveri di fibre, vitamine, ferro e proteine; un aumento dell'uso di alcolici, antidepressivi e stupefacenti; la comparsa di alcune nuove forme di dipendenza come gratta e vinci, bingo e scommesse.
Attualmente non è possibile, utilizzando i dati epidemiologici, stabilire i tassi di incidenza di malattie determinate dalla crisi economica e dagli ostacoli all'accesso alle cure sanitarie. Tuttavia alcuni dati cominciano ad emergere, come ad esempio un aumento dell'incidenza dei disturbi psichiatrici, un ridotto accesso alle cure odontoiatriche, anche per i bambini, ed un aumento delle malattie legate alla povertà. Diversi studi hanno dimostrato una forte correlazione tra perdita dei posti di lavoro e depressione clinica e sub-clinica, abuso di sostanze, ansia e comportamento antisociale. E' possibile che nei paesi europei si abbia un aumento dei tassi di malattie trasmissibili legate al deterioramento economico quali la tubercolosi.
Se è vero che la medicina è legata a doppio filo all'economia, è anche vero che la salute è un diritto.
Oggi è necessario non dare tutto a tutti, ma ciò che serve a chi serve. Per fare questo occorre realismo e competenza. Bisogna tornare a fare diagnosi ricorrendo agli esami specialistici solo quando sono effettivamente necessari. Stefano Gumia, ortopedico ricercatore dell'Università di Roma La Sapienza e specialista in chirurgia della spalla, organizza corsi di formazione gratuiti per i medici di base affinché essi posano apprendere dallo specialista le manovre semeiologiche necessarie per comprendere il disturbo articolare del loro paziente senza esami strumentali, riservando questi ultimi ai casi di effettiva necessità.
Occorre tornare ad un atteggiamento incentrato sull'etica della medicina e sull'etica dei rapporti tra medico e paziente, le scelte basate sul buon senso nell'applicazione delle terapie, nei controlli diagnostici e la stessa conoscenza della persona che si sta curando possono incidere in maniera significativa sui costi dei servizi per la salute.

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