Il termine difficoltà
d'apprendimento è piuttosto generico ed indica varie tipologie di
problematiche scolastiche che possono impedire, ostacolare o
semplicemente rallentare il normale processo dell'apprendere. Il
bambino con difficoltà d'apprendimento non presenta un deficit
generalizzato ma piuttosto si caratterizza per lacune specifiche, può
presentare competenze disomogenee in diversi ambiti disciplinari
d'apprendimento o anche nella stessa disciplina.
Quando, però, ci si
trova di fronte a problematiche più gravi e meglio definite,
riconducibili ad un deficit, ad una disfunzione o ad un ritardo nello
sviluppo dell'organizzazione neurofunzionale si configurano i
disturbi specifici dell'apprendimento che comprendono disturbi legati
alla lettura (dislessia evolutiva e disturbo specifico di
comprensione), alla scrittura (disgrafia evolutiva e disortografia) e
all'aritmetica (discalculia e difficoltà di risoluzione dei
problemi).
Per distinguere le
difficoltà dai disturbi di apprendimento è necessario valutare i
bambini che ne soffrono utilizzando test standardizzati che
permettono di porre una diagnosi differenziale.
C'è però un aspetto che
accomuna tutti questi bambini e che potremmo definire l'impotenza
appresa: l'imparare cioè che “non sono capace ad imparare”.
Se un bambino vive ripetute difficoltà si convince di non possedere
le abilità per affrontare quel determinato compito e che qualunque
cosa faccia sia inutile.
Dall'inizio della scuola
primaria, con l'aumento di finezza e complessità delle cose da
imparare, aumenta l'area di esclusione dal successo
dell'apprendimento. Al termine della 5° elementare una classe può
comprendere 5 o più alunni su 24, con difficoltà o disturbi
d'apprendimento. Questi bambini spesso soffrono in silenzio o, al
contrario, diventano elementi di disturbo, irrequieti e distratti, ma
comunque reagiscano presentano sempre un'autostima ferita.
In linea con l'articolo
29 della Convenzione sui diritti dell'infanzia: “gli stati parti
convengono che l'istruzione deve favorire lo sviluppo della
personalità del bambino, nonché lo sviluppo delle sue facoltà e
delle sue attitudini mentali e fisiche” la scuola deve essere amica
dei bambini, deve saper coinvolgere tutti gli alunni, sopratutto
quelli più vulnerabili ed i loro genitori, in un ambiente in cui i
bambini imparino a sviluppare autostima e fiducia, le basi per
crescere felici e responsabili. La stima di sé è un fattore
emotivo-affettivo, legato al sentirsi capaci e degni d'amore.
L'autostima si sviluppa a partire da esperienze precoci di
approvazione ed accettazione incondizionata da parte delle figure
significative. Il livello di autostima influisce in maniera
determinante sull'apprendimento, è fondamentale confermare
continuamente il valore dell'alunno come persona, al di la' dei suoi
successi scolastici per far si che il bambino si percepisca comunque
degno e meritevole di apprezzamento.
Questo approccio non
comprende solo i contenuti dei curricula, ma anche i processi
formativi, i metodi pedagogici e l'ambiente all'interno del quale si
sviluppa il percorso educativo.