Il deterioramento delle
prospettive economiche globali in alcuni paesi sta aumentando la
preoccupazione per gli effetti che la crisi economica sta avendo
sulla salute delle persone.
La crisi che interessa
molti paesi europei è aggravata, per quanto concerne la sua ricaduta
sulla salute, da altri fattori quali: una popolazione sempre più
anziana, stili di vita malsani, aumento dei costi di assistenza
sanitaria e politiche di salute pubblica più portate a fornire
servizi per le patologie acute piuttosto che per quelle croniche.
In Italia la legge ha
stabilito, fatta eccezione per chi usufruisce di esenzione per
reddito o patologia, che per le prestazioni sanitarie occorre pagare
un tiket che per gli esami diagnostici può raggiungere i 46 euro.
Quindi, quando non si rientra nel buget familiare, la visita dallo
specialista o l'esame diagnostico può aspettare. Questo meccanismo
sta modificando l'atteggiamento degli utenti nei confronti del
Sistema Sanitario e più in generale della salute. I cittadini
rinunciano a prevenire le malattie e a volte addirittura a curarsi, a
causa dei costi difficili da recuperare. Oppure cercano strade
alternative, come ad esempio la visita in pronto soccorso, nella
speranza di un accesso immediato a prestazioni, terapie ed esami
diagnostici, scavalcando la trafila dei tempi di attesa e nella
speranza di risparmiare.
Oltre al ridotto potere
di spesa in servizi sanitari ci sono altri fattori da prendere in
considerazione che sono legati alla crisi economica ed hanno riflessi
negativi sulla salute, tra questi un aumento del consumo di cibi di
ridotta qualità, ricchi in grassi, zuccheri, sodio e poveri di fibre,
vitamine, ferro e proteine; un aumento dell'uso di alcolici,
antidepressivi e stupefacenti; la comparsa di alcune nuove forme di
dipendenza come gratta e vinci, bingo e scommesse.
Attualmente non è
possibile, utilizzando i dati epidemiologici, stabilire i tassi di
incidenza di malattie determinate dalla crisi economica e dagli
ostacoli all'accesso alle cure sanitarie. Tuttavia alcuni dati
cominciano ad emergere, come ad esempio un aumento dell'incidenza dei
disturbi psichiatrici, un ridotto accesso alle cure odontoiatriche,
anche per i bambini, ed un aumento delle malattie legate alla povertà.
Diversi studi hanno dimostrato una forte correlazione tra perdita dei
posti di lavoro e depressione clinica e sub-clinica, abuso di
sostanze, ansia e comportamento antisociale. E' possibile che nei
paesi europei si abbia un aumento dei tassi di malattie trasmissibili
legate al deterioramento economico quali la tubercolosi.
Se è vero che la
medicina è legata a doppio filo all'economia, è anche vero che la
salute è un diritto.
Oggi è necessario non
dare tutto a tutti, ma ciò che serve a chi serve. Per fare questo
occorre realismo e competenza. Bisogna tornare a fare diagnosi
ricorrendo agli esami specialistici solo quando sono effettivamente
necessari. Stefano Gumia, ortopedico ricercatore dell'Università di
Roma La Sapienza e specialista in chirurgia della spalla, organizza
corsi di formazione gratuiti per i medici di base affinché essi
posano apprendere dallo specialista le manovre semeiologiche
necessarie per comprendere il disturbo articolare del loro paziente
senza esami strumentali, riservando questi ultimi ai casi di
effettiva necessità.
Occorre tornare ad un
atteggiamento incentrato sull'etica della medicina e sull'etica dei
rapporti tra medico e paziente, le scelte basate sul buon senso
nell'applicazione delle terapie, nei controlli diagnostici e la
stessa conoscenza della persona che si sta curando possono incidere
in maniera significativa sui costi dei servizi per la salute.
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